Ipertrofia prostatica benigna: le piante efficaci

L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia che riguarda l’ingrossamento della ghiandola prostatica e può comportare un’ostruzione, parziale o totale, o una compressione a livello dell’uretra. Il tutto può comportare a sintomi fastidiosi e, a volte, dolorosi.

I sintomi

I primi sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna possono portare ad una difficoltà nella minzione, che può risultare a getto. Si possono avere anche fenomeni di risvegli notturni frequenti e urgenza nel dover andare in bagno, con conseguente bruciore nella minzione.

L’ipertrofia può essere anche completamente asintomatica, per questo motivo la prevenzione è molto importante. Dai 40 anni in poi, infatti, è importante recarsi dall’urologo per controllare lo stato della prostata.

I numeri di questa patologia tendono a crescere e la fascia colpita scende anche sotto i 45 anni (5-10%). Quella maggiormente colpita, però, resta quella che vai dai 70 agli 80 anni, con l’80% di casi.

Cosa fare

Per fronteggiare e prevenire il rischio, sono molti gli aspetti da prendere in considerazione. L’alimentazione gioca, ovviamente, il suo ruolo. Una dieta antinfiammatoria gioverà, andando a ridurre l’infiammazione della zona.

Oltre a ciò, si può intervenire anche con dei farmaci prescritti dal medico o con dei fitoterapici. Tra questi, studi alla mano, i più efficaci sono certamente i gemmoderivati. Questi hanno, infatti, un’azione antinfiammatoria e drenante sulle matrici extracellulari degli organi coinvolti.

I gemmoderivati utili per combattere l’ipertrofia prostatica benigna sono fondamentalmente tre, con gli studi che hanno confermato come intervengano sulla riduzione del PSA e sul volume della prostata: la sequoia (da abbinare al ribes nigrum per ridurre l’infiammazione della ghiandola prostatica), la segale e l’agnocasto.


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