Ghiandola pineale e sovrappeso

Come ben sapete, tra i vari corsi che propongo ce n’è uno dedicato a questo periodo dell’anno: “Corpus novum contro la SAD”. Si tratta di un corso per contrastare quel naturale aumento di peso che può arrivare con l’autunno.

Ma perché con l’arrivo di questa stagione tendiamo ad ingrassare? Gli aspetti importanti da tenere sotto controllo sono, essenzialmente, quattro:

  • La ghiandola pineale
  • I bassi livelli di vitamina D
  • La problematica sull’asse serotonina-cortisolo
  • L’ipotiroidismo subclinico

Tutti questi fattori, chi più o chi meno, contribuiscono alla possibilità di aumentare di peso. Oggi, però, ci concentreremo sul primo elemento citato, ovvero la ghiandola pineale.

Ghiandola pineale: cos’è e come funziona

Detta anche “epifisi”, si tratta di una piccola ghiandola situata al centro del cervello, che riprende la forma di una pigna. Per chi pratica meditazione, è conosciuta anche come terzo occhio ed è sede dell’equilibrio e della spiritualità.

Rimanendo nell’aspetto scientifico, nella ghiandola pineale avviene (con un meccanismo assai complesso) la sintesi della melatonina. Si parte dal triptofano e, attraverso una serie di reazioni, si arriverà alla serotonina, successivamente convertita in melatonina.

Le proprietà della ghiandola pineale

Proprio per questa produzione e sintesi, la ghiandola pineale può essere considerata il perno del nostro orologio interno, visto che regola anche i ritmi circadiani (sonno-veglia). Durante il giorno, infatti, si attiva realizzando la sintesi della melatonina, che si deposita proprio in questa ghiandola. Di notte, invece, se ne attiva il rilascio. La melatonina, come sappiamo, ha un’azione ipnoinducente che ci fa addormentare.

Oltre a ciò, però, eleva anche la soglia del dolore, ritarda i processi di invecchiamento, modula la risposta agli stimoli degli antigeni, crea una protezione per il cancro alla prostata, rafforza il sistema immunitario, regola la tiroide, migliora la sintesi della menopausa ed ha una protezione circolatoria, oltre che un’azione antiossidante maggiore rispetto a quella della vitamina C, della vitamina E e dei betacaroteni.

Cosa succede in autunno

In autunno, però, la riduzione delle ore di sole mette in difficoltà il lavoro della ghiandola pineale, portandoci a soffrire di insonnia e, come conseguenza, all’aumento di peso. L’insonnia, infatti, è collegata alla leptinoresistenza che ci porta ad un aumento della fame, oltre che all’insulinoresistenza che predispone all’assunzione degli zuccheri. L’insonnia, poi, non consente di rilasciare adeguatamente le tossine.

La poca produzione di melatonina, collegato a quanto finora visto, ci porta in una situazione di stress ossidativo e ad un aumento di grasso bianco piuttosto che di quello bruno. L’insonnia che ne deriva fa attivare una serie di processi che ci portano al mancato rilascio di tossine e quindi alla carenza di magnesio e al rallentamento del metabolismo.

L’alimentazione

L’alimentazione, come sempre, può aiutarci nel sostenere la produzione di melatonina, anche durante un periodo difficile come l’autunno. Parliamo di quei cibi contenenti triptofano come formaggio, latte, funghi (anche se questi primi tre sono sconsigliati per altre ragioni, in quanto infiammatori), orata, pappa reale, fagiolini, bietole, spinaci e frutta secca, tra gli altri.

Un ottimo apporto può essere dato anche da cibi ricchi di vitamina B6, calcio, magnesio e potassio. Stiamo parlando di formaggio, latte, yogurt (non da abusarne, come detto in precedenza), verdure a foglia verde, basilico, salvia, cereali integrali e crusca di frumento.

 

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