Il cuore: dalle medicine antiche ai giorni nostri

Il cuore è una delle tematiche più grandi e complesse per quel che riguarda il nostro corpo; se ne potrebbe parlare all’infinito. Grazie all’ausilio della Dott.ssa Gemma D’Angelo – medico specializzato in medicina tradizionale cinese e in ombelico e addomino-agopuntura – abbiamo indagato l’argomento, partendo dalle medicine antiche per arrivare ai nostri giorni.

Il cuore

Per analizzare al meglio il fenomeno del cuore, la prima domanda da porsi riguarda la sua nascita: quando si inizia a formare il cuore? È bene specificare che, nell’embrione, si sviluppa già il cuore, ma questo inizierà a battere solamente a partire dalla 5ª/6ª settimana.

Durante la gravidanza, inoltre, un piccolo numero di cellule del cuore formatesi nell’embrione passa, attraverso la placenta, nella circolazione sanguinea della mamma. Tutto ciò diventa una sorta di protezione per il cuore della puerpera.

La medicina indiana

Dopo aver visto come si va a formare il cuore nell’embrione, possiamo passare alla filosofia legata alle medicine più tradizionale. Se, infatti, la medicina occidentale vede il tutto da un punto di vista funzionale, le altre tendono a sviluppare il concetto di energia.

È il caso della medicina indiana, dove il cuore è identificato dal 4° chakra. Questi – 7 in tutto il corpo, 3 nella parte superiore e altrettanti in quella inferiore – sono dei vortici inseriti dal punto 20 del vaso governatore, fino al punto 1, ovvero dal centro della testa fino al centro del perineo.
Si tratta, come detto, di vortici collegati tra loro per i vertici, che distribuiscono l’energia captata dall’universo, riequilibrando il corpo. I chakra, infatti, sono collegati tra loro, per poi sfogare tutto in una sorta di cassa di risonanza che sprigiona l’energia cosmica approvvigionata.

Il 4° chakra, quindi quello del cuore, si trova esattamente a metà tra i 3 superiori ed i 3 inferiori ed è chiamato Anahata. Posizionato al centro del petto, ha un colore verde e 12 petali che lo collegato all’elemento dell’aria. Questo ha come funzione sensoriale il tatto e, come pianeta di riferimento, Giove. Nel caso in cui il 4° chakra si squilibrasse, possiamo trovarci davanti a disturbi psichici che vanno da ansia a patologie più gravi come la schizofrenia.

La medicina tradizionale cinese

Molto simile alla medicina indiana, è quella tradizionale cinese. Questa, infatti, si basa sulla circolazione di due forme di energia, divise solo per comodità: lo yin e lo yang, infatti, sono un’unica forma.

Secondo la medicina tradizionale cinese, quando viene tagliato il cordone ombelicale tutto il potere del nostro corpo passa agli organi, ma l’energia che ci ha costruito dentro la pancia non viene certo dispersa. Questa, infatti, si va a localizzare nei reni, intorno all’ombelico e nella zona addominale. Si tratta di ciò che la medicina occidentale moderna chiama cellula staminale, ma che la tradizionale cinese identifica come Jing.

La medicina tradizionale cinese, poi, prevede delle unità operative (fuoco, legno, terra, acqua e metallo), ognuna delle quali formata da un organo e da una viscera. Il cuore, insieme al piccolo intestino, si trova nell’unità del fuoco. Questa è collegata, come tutte le altre, con dei periodi dell’anno, degli orari, delle sensazioni e via dicendo. Vediamoli.

L’unità operativa del fuoco è collegata all’estate, all’orario del mezzogiorno, al colore rosso e al sapore amaro. Ha, inoltre, una sofferenza verso il calore ed è collegata con vasi sanguinei, lingua e polpastrelli, avendo come organo di senso il tatto. Gestisce tutta l’emozione mentale che si forma nel cuore e la sua emozione è la gioia, che va quindi ad armonizzare tutte le altre emozioni.

Per quel che riguarda il meridiano, quello del cuore nella medicina tradizionale cinese è abbastanza piccolo e con pochi punti. Va, infatti, dall’ascella fino al mignolo. Tale meridiano permette lo spostamento dal cervello al cuore ed è per questo che l’energia mentale prodotta viene considerata come lo spirito, la coscienza o la percezione di sé.

La medicina moderna

Tutte queste conoscenze antiche sono state riprese negli anni, fino ad arrivare ai giorni nostri per la conoscenza del campo toroidale del cuore.

Come abbiamo potuto vedere, quando il cuore nasce nell’embrione, il cervello ancora non c’è. Come avviene, quindi, il battito cardiaco? È presto detto. Il cuore ha una sua capacità innata di generare il battito, questo perché, come confermato da alcuni scienziati californiani dell’Institute of heartMath, tale organo ha un proprio cervello e delle vere e proprie cellule cerebrali che provvedono a tutte le necessità del cuore. Tale scoperta ha, di fatto, consacrato tutto quello che le medicine più antiche hanno sempre asserito.

Dagli stessi scienziati, inoltre, è stato scoperto che il cuore è in grado di generare un campo energetico. Ma non uno a caso, bensì il più ampio e potente tra tutti quegli degli organi; più potente anche di quello sviluppato dal cervello.

Tale campo magnetico misura oltre 2 metri e mezzo, andando di fatto oltre la persona fisica, ed ha una forma toroidale che è quella del DNA in quiescenza. Tale scoperta ci fa quindi capire che il DNA non ha originariamente una forma elicoidale, bensì la assume nel momento della mitosi. La forma, infatti, è quella di un toroide, poiché deve assorbire tutto lo spettro del visibile. se ciò non accadesse, ci ammaleremmo.

L’energia del cuore e l’equilibrio comandato dai reni

Questa energia prodotta dal cuore, però, non è percepibile solo da chi la produce, ma anche dalle altre persone. Si pensa, quindi, che l’empatia che nasce tra due persone, possa generarsi attraverso questo campo energetico. Stiamo infatti parlando di una potenza di 5.000 volte superiore all’elettricità prodotta dal cervello.

Un’energia che, di fatto, si impone su tutti i tessuti che attraversa. Le uniche alterazioni che il cuore segue, sono quelle date direttamente dalla funzione del rene. Questo organo, infatti, è l’unico capo a cui si sottomette il nostro cuore.

 

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