Chimica degli oli essenziali

Cosa contengono, a livello chimico, gli oli essenziali?

Di seguito cercherò di spiegarvelo, facendovi capire anche perché sono così potenti e così efficaci come strumento naturale.

Prima di iniziare…

Immaginate di essere una pianta: i vostri piedi, ad esempio, non hanno possibilità di muoversi e possono solo rimanere fermi come le radici. Il busto sarà dritto e non si muove se non quando arriva il vento.

Immaginate, ora, di avere sete, con un ruscello davanti a voi, ma non potete muovervi per raggiungerlo.

Da umani moriremo di sete. Oppure immaginate di percepire un predatore erbivoro che vuole mangiare le vostre foglie e voi non potete scappare.

Le piante, per ovviare a tutto ciò, hanno sviluppato tutta una serie di difese naturali, producendo metaboliti secondari che (apparentemente) non hanno funzioni metaboliche per loro, ma ne hanno per, ad esempio, scacciare un predatore con il loro aroma o poter attirare gli impollinatori.

Questa è la chimica delle piante, da cui noi estraiamo gli oli essenziali di cui ora andremo a parlare.

La chimica degli oli essenziali

Gli oli essenziali sono costituiti da composti chimici formati da Idrogeno (H), Carbonio (C) e Ossigeno (O). In alcuni oli, inoltre, compaiono composti contenenti anche l’Azoto (N) e lo Zolfo (S).

In generale fanno parte della categoria degli oli essenziali i Terpeni, Alcoli aromatici, Fenoli, Eteri, Esteri. A loro vola si dividono in tutta una serie di classificazioni, che ora andremo a vedere.

Idrocarburi monoterpenici (C10)

Sono composti molto frequenti, a vario titolo negli oli essenziali, che vengono utilizzati per la loro azione complementare decongestionante, antitussiva, mucolitica, balsamica, molto utile per le vie respiratorie. Per via percutanea, invece, esercitano un’azione che può essere anche antinfiammatoria e antalgica. L’azione antimicrobica è praticamente assente.

Idrocarburi monoterpenici sono:

  • Mircene: negli oli essenziali di bay, verbena, sassafrasso, linaloe;
  • Limonene: molto diffuso negli oli di bergamotto, limone, finocchio, carota, carvi, menta, neroli. Il limonene ha un odore molto gradevole di limone;
  • Pinene: il più diffuso. È presente negli oli di basilico, cipresso, eucalipto, finocchio, pino, rosmarino, spigo, trementina;
  • Canfene: citronella, borneolo, ginepro, petitgrain, pino aghi, spigo, trementina;
  • Sabinene: abbondante nell’olio essenziale di sabina, meno nel cardamomo e maggiorana;
  • Fellandrene: angelica, badiana, coriandoli, comino, cannella, limone, elemi, aghi di pino, salvia, pepe;
  • Silvestrene: cipresso, aghi di pino;
  • Terpinene: cardamomo, aneto, coriandoli, maggiorana, trementina.

Idrocarburi sesquiterpenici (C15)

Sono composti che hanno una notevole attività antinfiammatoria, particolarmente utili nella terapia di patologie infettive di cute e mucose. Hanno scarso potere antimicrobico.

Il composto più rappresentativo e più frequente è il β-cariofillene, che ritroviamo negli oli essenziali di chiodi di garofano, cannella, bay. Altri sono:

  • Cadinene: patchouly, ginepro, limone, incenso, galbano;
  • β- cariofillene cardinene: ginepro, cade, limone;
  • Cedrene: componente principale dell’olio di cedro e ginepro;
  • Selinene: sedano;
  • Umulene: gemme di pioppo, betulla, luppolo;
  • Azuleni; il camazulene, caratteristicamente contenuto nell’olio di Matricaria chamomilla e di Achillea millefolium, a cui dà la colorazione blu, è rappresentativo a motivo dell’eccellente proprietà antinfiammatoria;
  • Eucazulene: eucalipto;
  • Gajazulene: guanaco;
  • vetivazulene: vetiver.

Idrocarburi diterpenici (C20)

  • Canforene: canfora;
  • Cupressene: cipresso camazulene.

Alcooli

Un altro gruppo importante degli oli essenziali, è quello dei composti contenenti Carbonio (C), Idrogeno (H), e Ossigeno (O): gli alcooli.

Si tratta di uno dei gruppi più utili, perché uniscono buone proprietà antisettiche e antivirali a qualità tonificanti; al tempo stesso, inoltre, hanno il vantaggio di una bassa tossicità. L’attività antimicrobica si manifesta nella cellula batterica a livello di parete e di proteine del protoplasma.

Tra i più diffusi alcoli terpenici vi sono:

  • Linalolo: coriandoli, limone, lavanda, bergamotto, santoreggia pugliese, basilico, noce moscata, timo, ylang-ylang, sassafrasso;
  • Geraniolo: componente principale dell’olio essenzialie di rosa, molto diffuso nel geranio, neroli, petitgrain, citronella, coriandoli, noce moscata;
  • Nerolo: neroli, petitgrain, arancio, bergamotto, mirto, linaloe, assenzio sabato;
  • Santalolo: principale componente dell’olio di sandalo, dall’odore caratteristico;
  • Terpineolo: cardamomo, geranio, melaleuca, bergamotto, maggiorana;
  • Mentolo: nelle essenze di menta;
  • Farnesolo: rosa, ylang-ylang, balsamo del Perù, balsamo di Tolù, ambretta;
  • Mirtenolo: mirto, rosa;
  • Borneolo: rosmarino, lavanda, noce moscata, coriandoli;
  • Citronellolo: geranio, citronella, possiede un fine odore di rosa.

Aldeidi

Si tratta di un gruppo di componenti chimici ad azione non solo antimicrobica, ma anche antinfiammatoria, e in generale con un effetto sedativo.

La loro attività sulla cellula batterica si esplica prevalentemente tramite l’alchilazione di gruppi amminici e l’idrossilazione delle proteine.

Si tratta di:

  • Aldeide cinnamica: componente principale dell’essenza di cannella di Ceylon, con forte odore di cannella;
  • Aldeide benzoica: principale componente dell’essenza di mandorle amare, lauro, benzoino, patchouly. Odore caratteristico di mandorle amare;
  • Aldeide cuminica: cumino, finocchio, carvi, camomilla, rosmarino;
  • Aldeide anisica: anice verde, badiana, finocchio, vaniglia. Gradevole odore di vaniglia;
  • Citrale: principale componente del lemongrass e limone, in minore quantità nel petitgrain, arancio, mandarino, melissa, verbena. Possiede un forte odore di limone e verbena;
  • Citronellale: limone, citronella, lemongrass, eucalipto, melissa. Gradevole odore di melissa.
  • Vaniglina: principio odoroso della vaniglia dopo fermentazione. In piccole quantità nel benzoino, balsamo del Perù, balsamo del Tolù, storace;
  • Furfurolo: sandalo, lavanda, cannella, giaggiolo.

Chetoni

Questi hanno una componente chimica ad attività antimicrobica debole. Molto più accentuata è, invece, l’attività colagoga e coleretica. Gli oli essenziali a contenuto in chetoni sono potenzialmente neurotossici, primo fra tutti quello di Salvia officinalis per la presenza di tujone.

Quelli a prevalente contenuto in canfora, quando usati prevalentemente per via topica percutanea, assumono una spiccata azione decongestionante, antalgica e antireumatica di grande interesse terapeutico. Ritenuti in generale decongestionanti con capacità di migliorare l’eliminazione del muco, i chetoni compaiono spesso in piante usate per i disturbi delle vie respiratorie superiori.

  • Carvone: componente principale e principio odoroso del carvi; si trova anche nell’olio essenziale di aneto, anice;
  • Tujone: presente in thuja, salvia, artemisia, assenzio, tanaceto;
  • Pulegone: componente principale e principio odoroso dell’essenza di menta puleggio, bucco corto;
  • Canfora: canfora del Giappone, cannella, salvia, basilico;
  • Fencone: finocchio;
  • Mentone: menta;
  • Jasmone: gelsomino;
  • Irone: tuberosa;
  • Pinocanfone: issopo;
  • Eugenolo: componente principale dell’olio essenziale di chiodi di garofano, boccioli e fogliedi bay, di foglie di cannella; inoltre, cannella di Ceylon, noce moscata, pepe della Giamaica, sassafrasso;
  • Isoeugenolo: noce moscata, macis, ylang-ylang.

Ossidi

È un gruppo di composti chimici molto importante per l’azione complementare nella terapia delle malattie infettive, specialmente quelle a carico delle prime vie respiratorie.

L’ossido di gran lunga più importante è il 1.8 cineolo (o eucaliptolo), il componente più rappresentativo dell’olio di Eucalyptus globulus (fino al 64%), che possiede una caratteristica azione espettorante, mucolitica, e decongestionante, ma assolutamente privo di attività antimicrobica, contrariamente a quanto si ritiene.

Altri oli essenziali di ossidi, in particolare a 1.8 cineolo, sono: Rosmarinus officinalis, Lavandula spica fiori, Ravensara aromatica, Laurus nobilis, Melaleuca cajeputi, Melaleuca alternifolia.

Esteri

Si tratta probabilmente del gruppo chimico più diffuso negli oli essenziali, molto utile nelle infezioni delle prime vie aeree e nelle patologie cutanee. Sono tipicamente sostanze fungicide e sedative e la loro azione decongestionante, antinfiammatoria e antispasmodica viene accentuata ulteriormente dalla presenza di monoterpeni ed ossidi.

  • Acetato di linalile: principale componente degli oli essenziali di lavanda vera e di bergamotto, ma si trova anche nel neroli, gelsomino, limetta, arancio amaro;
  • Acetato di geranile: negli oli di lavanda e di eucalipto;

  • Acetato di bornile: principale elemento di aghi di pino aghi e rosmarino;
  • Acetato di terpenile: cipresso, aghi di pino;
  • Acetato di cinnamile: cannella di Ceylon e di Cina;
  • Benzoato di benzile: nel balsamo del Perù, balsamo del Tolù, benzoino;
  • Cinnamato di benzile: nel balsamo del Perù, di Tolù, storace;
  • Salicilato di metile: elemento principale dell’olio di gaulteria, di betulla, in piccole quantità nelle essenze di cananga, tuberosa;
  • Antranilato di metile: in quantità importanti negli oli di arancio, neroli, mandarino, cananga.

Eteri

Sono composti con funzione spasmolitica ed antinfiammatoria, in cui risulta essere ancora più marcata rispetto agli esteri.

  • Anetolo: principale componente dellolio d’anice; anche in quello di finocchio, aneto, badiana;
  • Apiolo (canfora di prezzemolo): nell’olio di prezzemolo (di cui è il principale componente) e in quello di aneto;
  • Estragolo (o metil cavicolo): nell’olio di basilico di origine tropicale (fino al 90%), estragone (fino al 70%), cerfoglio;
  • Safrolo: elemento principale dell’olio di sassafrasso; si trova anche in quello di badiana, noce moscata, macis, chenopodio, cannella foglie.

Acidi organici

  • Acido benzoico: allo stato libero nel benzoino del Siam; in piccole quantità nel balsamo del Perù, di Tolù, nell’olio di ylang-ylang;
  • Acido fenilacetico: nell’olio di fiori d’arancio (neroli);
  • Acido cominico: nell’olio di cumino;
  • Acido salicilico: nell’olio di pioppo, betulla, gaulteria;
  • Acido cinnamico: allo stato libero nel benzoino del Siam, balsamo del Perù, del Tolù, storace.

Perossidi

  • Ascaridolo: chenopodio.

In conclusione

Dopo questa lunga panoramica, possiamo quindi definire gli oli essenziali come antinfettivi, immunoregolanti, regolatori del sistema digerente e di quello nervoso centrale. Sono inoltre insetticidi, antiparassitari.

Tra le altre cose danno regolarità alla circolazione e sono drenanti respiratori a livello di fluidificanti ed espectoranti. Su ognuna di queste proprietà, ovviamente, si può andare ad approfondire il loro meccanismo. Dietro un rimedio, seppur naturale, troviamo comunque un mondo di informazioni chimiche.

Non dobbiamo quindi pensare agli oli essenziali solamente come un fattore di aromaterapia o ad un buon profumo, poiché contengono in essi tutta una serie di azioni farmacologiche e curative.


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