Vitamina D, come integrala in caso di carenza

Cosa dobbiamo fare se scopriamo di avere una carenza di vitamina D?

Esistono, fondamentalmente, due approcci per risolvere questo problema:

  • Introdurre nell’organismo alti dosaggi di vitamina D, andando così a cercare di compensare velocemente.
  • Scoprire le cause di tale mancanza e cercare di riportare tutto nella norma.

Primo approccio

Se decidiamo di introdurre nel nostro organismo dei dosaggi di vitamina D, è giusto sapere che esistono vari farmaci che, a seconda della gravità, vengono consigliati.

Si può andare da 10.000 unità una volta settimana e 25.000 unità una volta ogni 15 giorni, fino a 50.000 unità una volta al mese.

Esistono poi dosi iniettabili che raggiungono le 100.000 unità o, addirittura, le 300.000 unità.

Il limite di tale approccio, però, sta nella vitamina D stessa.

Questa, infatti, risulta essere liposolubile e quindi quando ne assumiamo un alto dosaggio, una parte viene assorbita dall’organismo, mentre l’altra si va a depositare all’interno dei grassi viscerali.

Questo può portare a dei focolai di infiammazione, anche considerando che la vitamina D fa assorbire il calcio che mangiamo.

L’eccesso, quindi, può portare a sintomi pericolosi come calcoli renali e alla colecisti.

Secondo approccio

La cosa migliore da fare, stanti le problematiche relative al primo approccio descritto, è quindi cercarne di capire le cause della carenza di vitamina D.

Per fare questo dobbiamo attivare il cervello e capire come avviene l’assorbimento e l’attivazione della vitamina D.

Uno dei metodi più importanti è sicuramente l’esposizione al sole per sintetizzare la vitamina.

Il nostro è infatti un organismo perfetto e dal contatto della pelle con i raggi del sole avviene la sintesi di vitamina D.

E’ ovvio che, man mano che andiamo avanti nella vita, tendiamo ad invecchiare e quindi invecchia anche la nostra pelle che avrà una minor capacità di sintetizzare la vitamina D.

Oltre all’esposizione solare, però, ci sono tantissimi alimenti che contengono la vitamina D.

Il pesce (salmone, trota, spada, sgombro e tonno, ad esempio), il latte, il burro ed i funghi. Impossibile pensare che, nonostante la carenza di vitamina D, non siamo mai entrati in contatto con questi alimenti comuni.

Qual è la problematica reale?

La vitamina D, nel momento in cui viene sintetizzata, deve essere biologicamente attivata per avere un ruolo attivo nel nostro organismo.

Ciò può avvenire grazie a due processi di idrossilazione, da una parte a livello renale e dall’altra a livello epatico.

Da qui, quindi, vanno fatte due considerazioni: se sono sano e bevo meno di 1,5 litri di acqua al giorno, non permetto agli organi di funzionare bene, poiché avrò problematiche di attivazione per la vitamina D.

Se, al contrario, sto assumendo dei farmaci in cronico, andrò ad appesantire il lavoro degli organi che non attiveranno la vitamina.

Quattro consigli per la soluzione

Per andare ad attivare compensare la mancanza di vitamina D, quindi, sarà importante seguire questi consigli:

  • Esporsi al sole almeno minuti al giorno.
  • Andare a ricercare alimenti ricchi di vitamina D, che come detto sono pesce, burro, latte, ecc…
  • Proteggere il fegato ed i reni. La fitoterapia, in tal senso, ci può aiutare grazie alle tinture madre, come ad esempio il carciofo, il tarassaco oppure con gemmoderivati come il faggio ed il rosmarino.
  • Quando assumiamo vitamina D, infine, è importante farla entrare in associazione con la vitamina K, un attivatore dell’osteocalcina che va a contrastare la cristallizzazione di calcio che si deposita all’interno dell’organismo.

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